Il vestito che a volte sembra blu, la scarpa che sembra verde ma non sempre... la percezione dei colori è un argomento affascinante e complesso. Proprio per questo è difficile spiegare certi fenomeni senza andare sul tecnico. Ci dedicherò diversi articoli, però possiamo cominciare da una cosa che mina alle basi i meccanismi della visione dei colori, aprendo nuove prospettive.
E' credenza comune che nel nostro occhio ci siano recettori (i coni) che rispondano a stimolazioni di colore rosso, verde e blu e che mescolando tali stimoli si ottenga il colore giusto.
Funziona probabilmente sul vostro smartphone, ma nell'occhio non funziona così.
La teoria tricromatica della visione, sviluppata nell'800 da Thomas Young e poi formalizzata da Hermann Von Helmoltz, non riesce a spiegare determianti fenomeni visivi e non coincide con la presenza e la funzione di certe strutture anatomiche. Il problema non è nella presenza e funzione dei coni, ma di come i segnali elettrici vengono interpretati. Possiamo grossolanamente dire che all'elaborazione tricromatica si aggiunge un meccanismo di confronto duale di alcuni colori specifici, di valori relativi di luminosità e di contrasto. I segnali arrivano al cervello già parzialmente elaborati ma soprattutto mescolati e svolge elaborazioni confrontando, correggendo, addirittura immaginando. Il sistema funziona benissimo, ma qualche volta si possono creare delle condizioni limite in cui deve fare una scelta, e non sempre è la stessa. Non c'è da meravigliarsi dunque se non tutti in determinate condizioni vedono lo stesso colore perchè i nostri cervelli sono diversi ed elaborano in maniera diversa. Per rendere il concetto un pò più comprensibile faccio sempre un esempio: se devo sollevare un oggetto e lo prendo, la prima cosa che fa il cervello è capire se è pesante o leggero PER ME. Non se pesa 4,7kg o 11,5 kg. Il peso preciso non ha importanza, è relativo. Potrei essere stanco, potrei essere super allenato. E se l'oggetto è un lingotto che sembra di piombo ma in realtà è di cartone, tenterò di sollevarlo usando una forza spropositata, perchè sembra pesante ma non lo è. Non c'è da meravigliarsi. Semmai, meravigliamoci di quanti milioni di cose elaboriamo ogni singolo istante della nostra vita,